Colonia Fara
Ferrovia Genova-La Spezia, stazione Chiavari
Centro città via Preli
9
DATAZIONE: Fondazione: 1935
TIPOLOGIA: Colonia
DENOMINAZIONE Colonia
Fara
PROGETTISTA: Ing.
Camillo Nardi Greco
COMMITTENTE: Partito
nazionale fascista
STRUTTURA PORTANTE: pilastri
SUPERFICIE DEL TERRENO: mq. 24000
VOLUME: mc.
26000
CAPIENZA: 400
bambini
PROPRIETA' ATTUALE: Comune di Chiavari
VINCOLI: 1984:
vincolo paesaggistico
DESTINAZIONE
Originaria: Colonia marina
1945: ospedale militare accoglie truppe alleate
1947: campo profughi istriani
Anni '60: albergo internazionale della gioventù italiana
1980-88: parziale uso come scuola elementare
Attuale: in
disuso
CENNI STORICI
Le colonie estive dell'Opera Nazionale Balilla costituirono per gli architetti degli anni trenta del ‘900 un soggetto di lavoro impegnativo. Formidabili macchine propagandistiche dell'impegno del regime fascista per i ceti popolari, esse costituirono nondimeno un laboratorio di sperimentazione per quei giovani architetti desiderosi di misurare nella realtà del progetto l'efficacia dei loro ideali etici ed estetici: offrendosi, infatti, come occasione irripetibile di total environment, il disegno delle colonie sembrò incarnare le istanze pedagogiche e riformatrici dell'architettura moderna. Prodotto, in realtà, di quell'igienismo sociale di matrice medico-positivista fiorito in Italia nel secolo precedente ad opera prima del provvidenzialismo cattolico e poi dell'assistenzialismo statale e del filantropismo privato, la colonia dell'epoca "umbertina" fu innanzitutto ospizio e luogo di cura di malattie causate dalla povertà e dalle miserie dell'urbanizzazione.
Prima dell'avvento del fascismo tre sembrano essere le motivazioni principali alla base delle iniziative pubbliche e private nel settore: l'assistenziale, l'educativa e la terapeutica. II regime, avendo intuito le potenzialità propagandistiche di questi organismi, con la creazione di colonie univa all'idea di difesa della razza (cfr. Benito Mussolini:"...il popolo italiano vuole essere sano... perché vuole andare alla potenza e alla gloria"), la concreta possibilità di intervenire con una precoce impronta militare e fascista nell'educazione dell’infanzia e della gioventù.
Le colonie, infatti, si differenziavano non solo in base alla tipologia del luogo di villeggiatura (marine, montane, fluviali, lacuali), ma anche in relazione alla qualità della stanzialità: aperte tutto l'anno, ad esempio, le "permanenti" avevano un dichiarato carattere "curativo" di malattie croniche, come la tubercolosi, che le rendeva più simili a un ospedale con lunghe degenze che a un transitorio luogo di ricreazione.
Funzionanti solo per pochi mesi l'anno, invece, le "temporanee" si distinguevano per la loro generica azione di profilassi e di svago; analogamente aperte solo durante i periodi di vacanze scolastiche, le "diurne" ("elioterapiche") non prevedevano, però, il soggiorno: distribuite nei dintorni delle città, permettevano il ritorno serale dei giovani ospiti ai propri nuclei di appartenenza, realizzando, nello stesso tempo, considerevoli economie di gestione. Furono proprio queste due tipologie a svilupparsi maggiormente, e al loro modello si conformarono le analoghe iniziative proposte ai figli degli operai dal corporativismo assistenzialistico del capitale industriale (Montecatini, Agip, Piaggio, Dalmine, Fiat, ecc.).
In questi ultimi trent'anni il ruolo delle colonie è stato messo in crisi dalle mutate condizioni socio-economiche, dal degrado fisico seguito agli eventi bellici che le avevano viste danneggiate o utilizzate come ospedali, alloggi militari, magazzini e dal superamento delle concezioni pedagogiche che ne erano alla base.
Le necessità
impellenti della ricostruzione nel dopoguerra non hanno consentito, d'altra
parte, che sporadici e temporanei lavori di recupero e quando, alla fine degli
anni '50, si è affacciata la possibilità di concreti interventi, i nuovi
modelli di benessere economico, e il fenomeno del turismo di massa, hanno
permesso solo il ripristino di quegli edifici (in genere di piccole dimensioni)
in grado di adeguarsi ai nuovi criteri psicopedagogici.
Anche la Colonia Fara ha subito nel corso degli anni alterne vicende che
l'hanno portata all'attuale stato di degrado compromettendone la staticità e,
di conseguenza, la funzionalità. Diversi sono stati gli utilizzi della Colonia
Fara di Chiavari:
1935 |
progettazione ed inizio lavori |
1936 |
fine lavori |
1938 |
visita ed inaugurazione ufficiale alla presenza del Duce |
1938- 40 |
l'edificio viene utilizzato con Ia destinazione originaria di colonia marina, ospitando bambini provenienti dalle vane regioni d'Italia e dalle Colonie |
1942- 45 |
la Colonia è adibita, sino al 1943, ad ospedale militare. Segue un periodo di occupazione tedesca |
1945 |
accoglie le truppe alleate |
1946 |
torna alla funzione originaria, ospitando una colonia invernale |
1947- 55 |
diventa campo profughi per accogliere temporaneamente i profughi istriani |
anni '60 |
utilizzata per un breve periodo come "Albergo internazionale della gioventù Italiana" con la denominazione "Faro" che sostituisce la denominazione originaria "Fara". Dopo questo periodo l' edificio rimane in disuso circa vent'anni. |
1980 |
la Colonia Fara, che costituiva un "bene patrimoniale indisponibile della Regione Liguria" (in quanto destinata a pubblico servizio), viene trasferita al Comune di Chiavari |
1980- 1998 |
l'edificio viene parzialmente usato come "Scuola elementare a tempo pieno" e come sede dell' "Associazione sportiva Pro-Scogli". |
1984 |
iI "Complesso Fara" è sottoposto a vincolo paesaggistico |
DESCRIZIONE
ARTISTICA
Chiavari, Colonia Fara, complesso
visto da ovest
La Colonia Fara prende il nome dal generale Gustavo Fara, medaglia d'oro nella guerra di Libia, comandante di Divisione nella I guerra mondiale, acceso sostenitore del Fascismo, morto a Genova-Nervi nel 1936 mentre venivano conclusi i lavori di costruzione della Colonia.
La quasi totalità delle colonie ha come caratteristica il fatto di incidere ortogonalmente la spiaggia facilitando l'identificazione di questi edifici, sempre decentrati rispetto ai vicini nuclei abitati, nel tentativo di segnalare, anche a una superficiale lettura del territorio, la diversità formale e funzionale di queste costruzioni, che devono essere percepite in modo non equivocabile come autonome.
Nel caso di Chiavari, la pianta è impostata su una simmetria assiale e non centrale e la torre è suggerita dalla morfologia della costa ligure, che vede in un'architettura a sviluppo verticale l'unica soluzione alle necessità funzionali di una colonia.
Il corpo basso - contenente i servizi a piano terra, il refettorio, i locali comuni e la direzione al primo piano - funge da base alla parte centrale, formata dalla sovrapposizione delle otto camerate, dall'infermeria e dalla cappella.
Chiavari, Colonia Fara, complesso
visto da nord
E' evidente il richiamo alla forma dell'aereo, che per i futuristi degli anni trenta rappresenta un momento di esaltazione, di glorificazione dell'arte e del dinamismo della vita.
II complesso della Colonia Fara comprende l'edificio principale, alto 43
metri, un piccolo edificio ad un piano e l'area di pertinenza di questi.
L'edificio principale, realizzato tra il 1936 ed il 1938 dall' ing. Camillo Nardi Greco per l'Opera
Nazionale Fascista è articolato in due volumi sovrapposti: uno orizzontale di
due piani, parallelo alla spiaggia, destinato a refettorio, sala giochi,
direzione e locale di servizio, e uno a torre, che si innalza con un fronte
curvo verso il mare, per nove livelli destinati alle camerate dei bambini,
all’infermeria e alla cappella.
Chiavari, Colonia Fara, particolare
dell’ala ovest
II fabbricato costituisce un esempio di
architettura razionalista di notevole interesse storico, artistico e
paesaggistico.
II piccolo edificio sito a levante della torre, caratterizzato da una compatta
volumetria di impostazione tipicamente razionalista, risultava in origine
adibito a teatro-cinematografo. I due edifici sorgono direttamente sulla
spiaggia, nella parte occidentale del litorale chiavarese, in posizione
strategica rispetto al golfo del Tigullio, in un contesto ambientale di
straordinaria bellezza ed integrità, nell'area di cornice del Parco del Monte
di Portofino.
Chiavari, Colonia Fara, complesso
visto da sud-est
Il complesso della Colonia Marina Fara rappresenta un notevole esempio di architettura ed urbanistica razionalista, priva di retorica di regime: ne sono prova la qualità architettonica dei suoi elementi (torre absidata, basamento trilobato, cinema-teatro, muri di cinta con oblò), i novantuno affreschi aereo-pittorici, e l’elemento determinante della posizione e della bellezza del sito. La Colonia può essere inserita all’interno della cultura del movimento moderno europeo degli anni '20-'30 ed assume un valore sotto il profilo formale (cfr. Razionalismo architettonico, Futurismo), e sotto il profilo strutturale-tecnologico (telai a portali doppi sovrapposti, giunti di dilatazione, insolazione, ventilazione).
BIBLIOGRAFIA
- AA.VV., Documenti di architettura, Architettura italiana del ‘900, Electa, 1996.
- AA.VV., Documenti di architettura, Il razionalismo e l’architettura in Italia durante il fascismo, Electa, 1996.
-
Architectural Association (a cura di), Cities of childhood.
- Calvesi Maurizio., Storia dell’arte contemporanea, Milano, 1985.
- “Domus”, n. 659, marzo 1985.
- Paesaggio e architettura razionalista nella cultura del territorio, Atti del Convegno, Società economica di Chiavari, Chiavari 30 maggio 1999.