Ferrovia Genova-La Spezia, stazione
Lavagna
direzione
S. Salvatore dei Fieschi (sede del comune di Cogorno)-val Graveglia breve
deviazione a destra fino alla piazza Innocenzo IV
10
DATAZIONE
Fondazione1252: Bolla
di fondazione di papa Innocenzo IV
PROSPETTI
Facciata a
salienti
Elementi
architettonici archetti pensili a sesto acuto
e
decorativi caratterizzanti cornici
a dente di sega
PIANTA
|
Cogorno, S.Salvatore dei Fieschi |
Orientamento:
ingresso-abside ovest-est
Tipologia architettura
religiosa
Schema croce
latina
Ingressi:in
facciata un
portale ovest
Laterali ---
Navate tre
Campate ---
Abside tre
absidi quadrangolari
Altari uno
maggiore + due laterali
Campanile torre
nolare
SISTEMA DI COPERTURA
Copertura: navata centrale soffitto
ligneo a capanna
presbiterio volta
a crociera
absidi laterali volte a botte
ARTISTI
– OPERE
autore ignoto (da Barbagelata
Giovanni?) Crocifisso, l'Addolorata
ed il Papa Innocenzo
IV,
San Giovanni ed il cardinale Ottobono,
affresco,
XV sec.
autore ignoto (da Barbagelata
Giovanni?) Madonna col Bambino tra S.
Pietro e S. Paolo,
affresco,
XV sec.
Maragliano Antonio Maria (scuola di) Madonna Addolorata, scultura
lignea, XVIII sec.
Originaria Basilica
dei Fieschi
Attuale Chiesa
parrocchiale
Monumento nazionale
La fonte principale da cui siamo partiti per
ricostruire il contesto storico della Basilica è la monografia sul feudo dei
Fieschi di Rosella Bruschi e Sandra Lebboroni. La data più antica e documentata
relativa alla fondazione della Basilica di S. Salvatore dei Fieschi è il 1252,
anno riportato nell’iscrizione sul portale d’ingresso e anno di emanazione
della Bolla papale di fondazione. All’epoca la chiesa è già in attività, in
quanto dotata di un prevosto e di un collegio di canonici. Secondo alcuni studiosi
a questa chiesa dovrebbe riferirsi l'istituzione di una Collegiata - composta
di un preposto, di cinque canonici e di altri chierici - documentata con bolla
Ad Lateranum del 28 aprile 1193 di Papa Celestino III. Ma anche se
avesse solo ampliato o rifatto un edificio preesistente, Sinibaldo Fieschi,
eletto Papa in Anagni il 26 giugno del 1243 con il nome di Innocenzo IV, ha
sicuramente promosso quest’opera
nell’aspetto architettonico che ancora oggi ammiriamo: si tratta infatti di uno
dei monumenti romanico-gotici più importanti e meglio conservati della Liguria.
Paolo Pansa nella sua vita di Innocenzo IV
scrive (1598) che i lavori sarebbero stati iniziati nel 1244, in occasione del
primo viaggio a Genova di questo papa nel corso della sua controversia con
l’imperatore Federico II: Innocenzo IV, assediato dalle milizie imperiali a
Sutri (Viterbo), era fuggito a
Civitavecchia, dove lo attendevano ventidue galee genovesi. Di qui era salpato
il 30 giugno arrivando poi a Genova, accolto calorosamente dalla popolazione.
Ristabilitosi nell’Abazia cistercense di S. Andrea di Sestri Ponente, proseguì
per Lione, dove indisse nel 1245 un Concilio Ecumenico, con la finalità di
scomunicare Federico II per la seconda volta e dichiararlo decaduto dalla sua autorità
imperiale. Secondo il Pansa, proprio durante la sua permanenza a Genova nel
1244, il papa ordinò la costruzione della Basilica di S . Salvatore nel contado
di Lavagna con “fabbrica assai sontuosa”. Federico II reagì alla scomunica con
rappresaglie contro le proprietà del papa e dei suoi parenti e alleati: da
Viterbo, salendo verso il Nord, passò dalla
Lunigiana a Parma dove “guastò le torri, le case, i giardini e li
edifici dei parenti del Papa, avendo fatto fare il medesimo nel contado di
Lavagna, ed alla chiesa di S. Salvatore, che ivi riccamente si eddificava”.
Innocenzo IV, ritornato da Lione nel 1551, passò di nuovo da Genova e diede
quindi inizio alla ricostruzione della Basilica che suo nipote Ottobono
concluse, come attesta l’iscrizione sul portale. L’iscrizione recita: "D. INNOCENTIUS.
PP. IIII. COMITUM. LĀNIE. HĀC. BASILICĀ. FUNDAVIT. D. AUTE. OCTOBONUS.
NEPS. EIUS. CARDINALIS. SCTI. ADRIAI. OPUS. CSVĀVIT. XII. KL. MAII. ID. X MCCLII. ANO. P. SUI. NONO. PERUSII. DT". Sciolte le contrazioni, la
traduzione italiana può essere: “il papa Innocenzo IV dei Conti di Lavagna
fondò questa Basilica che fu condotta a termine da suo nipote Ottobono,
cardinale di S. Adriano, e la dedicò, da Perugia, il 20 aprile 1252, nel nono
anno del suo pontificato”.
Quindi i due Fieschi, Innocenzo IV e il
cardinale Ottobono, poi papa Adriano V, vollero la Basilica e ne condussero a
termine la fondazione. Innocenzo IV le assegnò, come è rilevabile dai Registri delle
sue Bolle, una ricca dote di terreni e proprietà e ne seguì le vicende con cura
costante. Con la Bolla di fondazione "Etsi universalis Orbis", del 20 aprile 1252, sottraeva la
Basilica dalla giurisdizione dell'Ordinariato di Genova, sottoponendola direttamente
alla Santa Sede, dotava la chiesa di canoni e indulti e la attribuiva alla
famiglia Fieschi in giuspatronato, cioè dichiarava i Fieschi ed i loro
discendenti, per linea maschile, "Patroni" con diritto di
"presentazione", cioè di nomina, del preposito e dei canonici della
chiesa collegiata di S. Salvatore (questo privilegio si estinse con la morte,
nel 1853, dell'Abate Adriano Fieschi, l'ultimo preposito eletto dal Papa
Gregorio XVI, con bolla del 9 giugno 1833).
Il successore di Papa Innocenzo, Alessandro
IV, considerato che il Papa Fieschi non poté finire e dotare la basilica - "Juxta sui propositi
magnificentiam" - donò nel 1256 al Capitolo di S. Salvatore l'ospedale
di San Nicolò di Pietracolice, alle spalle del passo del Bracco e assegnò la cura
della Basilica ai Francescani. E' interessante notare come i Fieschi protessero
e favorirono la straordinaria crescita del nuovo Ordine che proprio nella zona
di Chiavari vide rapida diffusione. Il
cardinale Ottobono fondò nel 1246 un convento di suore clarisse e il Papa
Alessandro IV nel 1258, oltre a trasferire ai Francescani la rettoria della
basilica le assegnò anche i due ex-priorati benedettini di Carasco e di
Cogorno, testimonianza questa del decadere del vecchio monachesimo di fronte ai
nuovi Ordini Francescani.
Ottobono Fieschi, poi pontefice dall'11
Luglio al 25 agosto 1276 con il nome di Adriano V, ricordato da Dante, nel XIX
canto del Purgatorio, tra gli avari, fu colui che portò a termine la
costruzione della Basilica. Nel suo testamento del 28 settembre 1275 lasciò
alla Chiesa una Capellania ed una Bibbia miniata, in tre volumi.
I Francescani a S. Salvatore non rimasero a
lungo; nel secolo XIV gli affitti delle numerose proprietà della Chiesa situate
nelle zone limitrofe (Paggi, Reppia, Sanguineto, Valle Sturla, Rovereto,
Caperana, Ri, Panesi, Curlo, ma
soprattutto Mezzanego, Carasco e Comorga
- come si ricava dai Cartulari dei notai Rivarola -) sono riscossi da Canonici
secolari come loro prebende. Questi Canonici erano Conti di Lavagna del ramo
Fieschi o dei rami cadetti, o persone ad essi legate. La crisi religiosa
iniziata già nel Quattrocento a Genova e invano contrastata da riformatori come
l'Arcivescovo di Genova Pileo de Marini, l'Abate della Cervara Beltramo dei
Correnti ed il Papa Eugenio IV, non poté non riflettersi nella cura spirituale
di questa zona. Così come all'inizio del XVI sec. furono soppressi tutti i
vecchi monasteri della regione, ad eccezione della Cervara, anche la basilica
non fu più centro propulsore di attività spirituale.
Non avendo più i sacerdoti l'obbligo di risiedere a S. Salvatore, la comunità regolare venne meno, anche a causa dell'unione dei vari canonicati con rettorie di chiese lontane (S. Croce di Moneglia, S. Maria Assunta di Rivarolo in Polcevera, S. Lorenzo in Caperana). Nel 1798 la Basilica divenne, di fatto, la Parrocchiale del borgo di S. Salvatore dei Fieschi, mentre il titolo parrocchiale è stato trasferito ufficialmente da S. Salvatore "il vecchio" alla Basilica dei Fieschi soltanto nel 1953.
A seguito della legge 29 Maggio 1855 di soppressione, nel regno subalpino, dei benefici semplici e delle collegiate, il regio demanio prese possesso della Basilica e dei suoi beni. Nel 1858 morì l'ultimo preposito Fieschi; nel 1859 il Conte Alessandro Negri di Sanfront riscattava i benefici dei Fieschi per la moglie Maria Maddalena Fieschi (figlia di un fratello del cardinale Adriano). Successivamente il giuspatronato fu rivendicato da Marinetta Negri Sanfront, vedova del Conte Alessandro Thellung di Courtelary. Il giuspatronato è oggi estinto, per estinzione dell'agnazione Fieschi in linea maschile: i Thellung, discendenti Fieschi per via femminile, si trovano esclusi dal diritto, per esplicita volontà di fondazione.
La piazza antistante è stata spianata nel 1810. Questa data è scritta al centro del rosone sul sagrato, fatto di ciottoli di mare, analogo, nella decorazione semplice, ad altri sagrati della Riviera di Levante.
La Basilica, nel 1860, è stata dichiarata "monumento nazionale".
C. Enlart
(1906) attribuisce la costruzione della chiesa a maestranze provenzali dell’Ecole
des Alpes, mentre P. Toesca (1927) la attribuisce a maestranze locali, pur
sempre influenzate dai provenzali: la Basilica risulta essere in stile
romanico-gotico, comunemente detto di transizione, e presenta elementi già
gotici come l’ampio rosone in facciata, la lunetta archiacuta del portale e la
guglia. Pur mancando precisi riscontri documentari, è possibile che vi siano stati all’opera i Magistri Antelami genovesi,
eredi duecenteschi della tradizione delle maestranze che alla fine del XII
secolo avevano costruito a Genova S. Marco al molo, S. Tommaso in capite
Arene, S. Giovanni di Pré: il legame con il Romanico genovese già in
rapporto con l’architettura d’Oltr’alpe è leggibile nel paramento dicromo della
facciata, nella tipologia del portale, nella pianta basilicale trinavata senza
transetto sporgente, nella torre nolare, nelle coperture diversificate
(capriate sulle navate, volte a vela costolonate nel presbiterio, a botte nelle
absidiole). Clario Di Fabio (1986) registra come elemento di novità lo schema a
tre absidi quadrangolari voltate, soluzione di origine cistercense,
precedentemente mai utilizzata in ambito genovese in un complesso a tre navate.
La torre nolare e la forma quadrangolare delle absidi sono derivazioni di una
tipologia architettonica di provenienza nordica diffusa dai monaci benedettini
cistercensi. Sono state rilevate affinità tra S. Salvatore dei Fieschi e alcune
chiese delle Cinque Terre, come S. Andrea di Levanto, S. Lorenzo di Manarola,
S. Pietro di Corniglia, S. Giovanni Battista di Monterosso e S. Giovanni
Battista di Riomaggiore, spiegabili con l’influenza politica qui esercitata dai
Fieschi e con una loro possibile committenza.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, facciata
La facciata, a salienti, tripartita da
lesene che indicano la divisione interna, è in in ardesia (pietra di Lavagna), e
nella parte superiore alterna fasce di ardesia e di marmo bianco, mentre nei
coronamenti degli spioventi è una decorazione ad archetti pensili a sesto
acuto, sovrastati da una cornice a denti di sega. La stessa decorazione,
semplificata, si ripete nella torre nolare, nelle absidi e nei sottotetti della
navata maggiore rialzata.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, particolare
della decorazione ad archetti pensili sovrastati da una cornice a denti di sega
Al centro della facciata spicca un ampio
rosone gotico in marmo bianco a colonnine radiali, sormontate da archetti
acuti. Ai lati del rosone, nelle lesene mediane, sono situati quattro
bassorilievi, anch'essi in marmo bianco, raffiguranti il vitello, il leone,
l'uomo e l'aquila. Sono " i quattro esseri viventi" della tradizione
apocalittica ebraica. A partire da S. Ireneo la tradizione cristiana vi ha
visto i simboli dei quattro evangelisti.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, particolare del rosone e dei quattro bassorilievi con
il vitello, il leone, l’uomo e l’aquila
Cogorno, S.Salvatore dei Fieschi,
particolare del bassorilievo con il vitello
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, particolare del bassorilievo con il leone
Cogorno, S.Salvatore
dei Fieschi, particolare del bassorilievo con l’uomo
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, particolare del bassorilievo con l’aquila
Sotto il rosone si apre il portale a sesto
acuto con una leggera strombatura data da sei colonnine, due in pietra e
quattro in marmo e con uno pseudo-protiro archiacuto.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, lunetta del portale, autore ignoto (Giovanni da
Barbagelata?), Crocifisso, l’Addolorata e il papa Innocenzo IV, S.Giovanni e
il Cardinale Ottobono, affresco, XV
sec.; autore ignoto (Giovanni da Barbagelata?), Madonna con il Bambino tra
S.Pietro e S.Paolo, affresco, XV sec
Nella lunetta del portale, è un affresco di
autore ignoto, da alcuni attribuito al
maestro Giovanni da
Barbagelata (notizie 1484-1508), diviso in tre fasce: nella superiore è
rappresentato al centro il Crocifisso,
nel lato sinistro l'Addolorata
ed il Papa Innocenzo IV, Sinibaldo Fieschi che offre la Basilica;
nel lato destro San
Giovanni ed il cardinale Ottobono, nipote del Papa, inginocchiato in
abiti cardinalizi. Un particolare che può costituire un terminus post quem
per la datazione dell'affresco è dato dall'abito del cardinale Ottobono: egli è
rappresentato con il "galero" e la "cappa magna"; il
copricapo fu concesso ai Cardinali durante il Concilio di Lione da papa
Innocenzo IV, la "cappa" rossa invece fu concessa da Paolo II nel
1464, per simboleggiare con il suo colore il dovere dei cardinali di difendere
con il martirio la libertà della Cristianità. Nella fascia mediana sono tre
tondi recanti la Madonna
con il Bambino, tra S. Pietro e S. Paolo. Nella fascia inferiore è
collocata l'iscrizione latina concernente la fondazione della basilica (v. il
testo in “Cenni storici”), con la data dell’evento, 1252.
Le tre absidi sono rettilinee, secondo i
modelli cistercensi, ma solo la maggiore sporge all’esterno. All’incrocio dei
bracci si trova la torre nolare a pianta quadrata, sostenuta da quattro
pilastri portanti quattro archi gotici, con due ordini superiori di quadrifore,
e conclusa da una acuta piramide ottagonale. La guglia centrale è affiancata da
quattro piccole guglie piramidali a base quadrata e aperta da quattro monofore.
In Liguria restano altre due torri nolari simili, in S. Fruttuoso di
Capodimonte e in S. Donato a Genova.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, veduta absidale
L’apparato decorativo scultoreo della
Basilica si ispira al tema della Redenzione ed è attribuibile ai Magistri
Antelami: negli archetti di coronamento della facciata i temi provengono dalla
simbologia paleocristiana (uva, pesci), dal repertorio iconografico medievale
(gigli, animali fantastici, teste barbute o alate), o sono forme astratte
(stelle racchiuse in un cerchio). Anche nei capitelli dell’interno c’è un
richiamo all’iconografia paleocristiana (colombe che si abbeverano a un calice,
l’Agnello, le Croci) e medievale (gigli, aquile).
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, interno
L'interno della basilica è a tre navate,
scandite da sei colonne poggianti su
base attica, con due tori, sormontate da capitelli sferocubici in pietra,
alcuni a facce lisce, altri a facce scolpiti a rilievo con simboli riferiti
alla Redenzione (v. ad es. l’agnello con la Croce, simbolo di Cristo risorto).
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, particolare di un capitello con l’Agnus Dei
Gli
archi, sia longitudinali, sia trasversali sono leggermente acuti. In
corrispondenza dei sei archi
longitudinali si aprono sei bifore alte m. 1,70 e con una luce di m. 0,80.
L'altare papale, già addossato alla parete
di fondo, è stato portato, per le innovazioni conciliari, sotto il tiburio.
L’altare, detto della Santa Croce perché conservava originariamente
una reliquia della Vera Croce, dono
di papa Innocenzo IV, ha una mensa di pietra di Lavagna dello spessore di m.
0,30, lunga m. 2,45 e larga m.1,
sorretta da quattordici colonnine binate in marmo bianco, con capitelli a
foglie. La preziosa reliquia della Santa Croce, tre frammenti posti in
un reliquiario di cristallo di rocca di artigianato probabilmente veneziano
(XIII sec.), con montatura in argento dorato (XVI sec.), fu collocata nel 1595
in un tabernacolo in marmo a sinistra dell’altare maggiore, mentre oggi per
motivi di sicurezza è conservata nel Museo Diocesano di Chiavari. Il testo
dell’epigrafe del tabernacolo, sciolte le abbreviazioni, recita: "Eximia
lnnocentii IIII Pontificis Maximi
pietate, ligneum/ salutaris crucis frustum sacris Sanctissimi Salvatoris
aedibus oblatum dicatumque, lnno/centius Quilicus ac Paulus Aemilius/ Flisci,
eiusdem familiae, Gubernatores,
elegantiori hoc loco reponendum curarunt. Anno Domini/ 1595, die XV septembris". I due Governatori
della Famiglia Fieschi fecero dunque
edificare nel 1595 il tabernacolo perché vi fosse riposta la reliquia (frustum
crucis) donata (oblatum) dal papa Innocenzo IV, per sua devozione (pietate).
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, altare maggiore, detto della Santa Croce, sotto
il tiburio
Ai lati del presbiterio si aprono due
cappelle, riportate durante i lavori di restauro degli anni 1968-70 alla loro
forma originaria, con due altari simmetrici; in quello di sinistra è custodita
l'Eucarestia.
Durante gli stessi restauri dal presbiterio è
stata rimossa la grande edicola di ardesia con una immagine dipinta del
Salvatore, probabilmente del XVI secolo, che copriva la finestrella centrale, ed
è stata collocata sulla parete laterale di sinistra. Lungo le navate sono stati
rimossi gli altari eretti nel 1927.
All'incrocio della navata centrale con le
due trasversali, dove si innalza la torre nolare, è una volta a crociera
costolonata che, sostenuta da quattro pilastri, riprende la suggestiva dicromia
delle fasce bianche e nere della parte superiore dell’arco trionfale.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, volta a crociera all’incrocio della navata centrale
con le due trasversali
Le tre absidi sono tutte voltate, quella
centrale a crociera e quelle laterali hanno una volta a botte.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, volta a crociera dell’abside centrale
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, abside laterale ds. voltata a botte
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, abside laterale sin. voltata a botte
Il soffitto della navata centrale è a capanna,
in legno di abete con travi sagomate e tavole verniciate.
La controfacciata è, come la facciata
esterna, in pietra di Lavagna alternata con fasce in marmo bianco. La chiesa è
rischiarata da piccole aperture, alcune a forma di croce.
A sinistra e a destra del portale di
ingresso, sono situate le tombe ad arcosolio della famiglia Fieschi, con
paramento bicromo.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, a sinistra del portale di ingresso, tomba ad arcosolio
dei Fieschi
Nella
navata destra è collocata una statua lignea barocca rappresentante S. Bernardo
da Chiaravalle, mentre nella navata sinistra si trova una Madonna Addolorata, statua
lignea attribuita alla scuola di Antonio
Maria Maragliano, posta su una cassa processionale novecentesca.
Cogorno,
S.Salvatore dei Fieschi, navata ds., S.Bernardo da Chiaravalle, statua
lignea
Cogorno, S.Salvatore
dei Fieschi, navata sin., Antonio Maria Maragliano (scuola di), Madonna
addolorata, XVIII sec.
Dal 1968 al 1970 sono stati eseguiti
notevoli lavori di restauro, a cura dell’arch. Edoardo Mazzino della
Soprintendenza ai Monumenti della Liguria. Si è provveduto a liberare l'interno
dalle sovrastrutture barocche della zona absidale, mentre è stata riportata
alla luce l’antica muratura delle pareti e sono stati rimossi i due altari
eretti nel 1927, allo scopo di restituire alla Basilica, per quanto possibile,
il suo aspetto originario. Si è rinnovata la pavimentazione, adagiando le
grandi pietre di Lavagna su uno dei due pavimenti preesistenti, del secolo
XIII.
BIBLIOGRAFIA
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attraverso le sue memorie storiche, De Ferrari Ed., Genova, 2000.
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AA.VV., San Salvatore dei Fieschi. Un documento di architettura medievale in
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Di Fabio
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Venerio del Tino: vita religiosa e civile tra isole e terraferma in età medievale,
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Salvatore di Cogorno, per una scheda sulla Basilica, in AA.VV., La
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in A. Michel, Histoire de l’art, Paris, 1906, tomo II.
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Pansa
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-
Toesca
P., Storia dell’arte italiana, Torino, 1927.