Biografia di Francesco Gandolfi (Chiavari 1824-Genova 1873)
Francesco
Gandolfi nasce a Chiavari nel 1824: avviato alla pittura dal padre, inizia la
sua formazione con Rosa Bacigalupo Carrea, pittrice appartenente alla generazione
neoclassica che comincia ad aprirsi a una sensibilità romantica. Nel 1834 entra
come allievo all’Accademia Ligustica genovese, anche se in modo piuttosto
discontinuo (viene espulso e successivamente riammesso): suoi maestri sono
Francesco Baratta, figlio di Carlo Alberto Baratta,
che nel 1827 aveva assunto la direzione della scuola di pittura dell’Accademia
Ligustica di Belle Arti, e Giovanni Fontana, artista di netto indirizzo
romantico.
Lo
troviamo a Firenze dal 1840 al 1845, allievo del Bezzuoli. Nel 1849, dopo aver
combattuto nei battaglioni universitari volontari pontifici a Goito e Cornuda
guadagnando una decorazione al valor militare, si stabilisce definitivamente a
Genova dove avvia una intensa attività artistica.
Dipinge a olio, ad acquerello, e a fresco, con una varietà di temi che spazia dai soggetti storico-letterari, ai soggetti religiosi, al paesaggio. Gandolfi, come già aveva fatto intuire nel periodo della sua formazione, propugna una pittura anti-accademica e si apre in direzione verista e naturalista, come altri artisti in Italia stanno facendo a partire dalla metà degli anni cinquanta. Prende posizione a favore delle “battaglie” dei giovani artisti, in opposizione a Giuseppe Isola, sostenendo le proposte di Tammar Luxoro che intendeva rinnovare la pittura di paesaggio partendo dal dato reale colto en plein air. La scuola di Rivara di Alberto Issel, D’Andrade, Luxoro, Ernesto Rayper, era costituita da un gruppo di artisti liguri e piemontesi che si ispirava a Fontanesi e, praticando il plein air aveva scoperto la poesia dell’effimero dopo la retorica delle composizioni di storia neoclassiche: durante l’estate questi artisti soggiornavano a Rivara. Durante l’inverno i genovesi del gruppo si vedevano spesso per discutere e per dipingere nello studio di Giambattista Villa a Fassolo, dove si recavano anche Francesco Gandolfi e Benedetto Musso. Per la loro predilezione per i toni tenui, per il rifiuto dei neri, per la morbida luminosità naturale raggiunta con un attento studio tonale, questo gruppo viene denominato “scuola grigia” o “i Grigi”.
Tra i soggetti storico-letterari di Gandolfi ricordiamo: Gli amorosi liguri (1853), Amore (1854), A. Chigi presenta la Fornarina a Raffaello, Gian Luigi Fieschi svela la congiura alla moglie (1860, Genova, coll. privata), Colombo prende possesso della terra scoperta (1861-62, Genova, Accademia Ligustica).
Affresca inoltre un Guglielmo Embriaco in Palazzo Balestrino in piazza Fontane Marose a Genova, Colombo e i Reali di Spagna (1862) a Palazzo Tursi, il presbiterio di S. Domenico a Varazze, la volta della Parrocchiale di Albisola Superiore con Storie di S. Nicola.
Muore a Genova nel 1873.
Bibliografia
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